L'ABS
L'argomento ABS è al centro di varie discussioni in corso
su altri gruppi, in posta elettronica, su ICQ e di persona. Cerco di
buttar giú due righe che riassumano quanto si legge su articoli
disponibili in Rete e presso la biblioteca del Politecnico di Milano, e
ciò che ricordo di alcuni corsi universitari a suo tempo seguiti
(quand'ero giovine :-O ). Ometterò la piú parte della trattazione
matematica per non appesantire il discorso. L'articolo è diviso in quattro
parti tematiche. ABS è acronimo di "Antilock Brake System": possiamo tradurlo con "sistema anti bloccaggio dei freni". In sintesi è un sistema elettroattuato che si prefigge di mantenere stabile il veicolo in frenata, non solo di evitare il completo bloccaggio di una o piú ruote, con il fine ultimo di ottenere il massimo rallentamento conservando la direzionalità quale che sia il fondo stradale su cui si muove. I primi approcci a questa filosofia, molto importante nella sicurezza attiva dei veicoli su gomma e su rotaia, soprattutto in caso di frenata d'emergenza in cui il conducente è in preda al panico, risalgono a qualche decennio fa. Veicoli commerciali forniti di rudimentale ABS apparvero negli anni '60 e si diffusero negli anni '70; solo negli anni '90, tuttavia, l'elettronica permise di raggiungere a costi accettabili le prestazioni necessarie per affrontare seriamente questo difficile problema, e costruire sistemi davvero utili nella realtà e non solo in condizioni poco piú che sperimentali. I primi ABS erano efficienti solo nelle frenate rettilinee su fondi omogenei, quelli moderni riescono a gestire situazioni impegnative in piena curva. Il sistema adottato sulla VW Golf GTI 16v II serie era, ad esempio, piuttosto primitivo e causava reazioni spesso irrecuperabili nelle frenate in curva. Lo studio del moto di un veicolo su strada è estremamente complesso e funzione di numerosi parametri fra cui il numero delle ruote, la coppia (motrice o frenante) applicata a ciascuna di esse, il tipo dei pneumatici, il loro stato (dimensioni, mescola, battistrada, usura, pressione di gonfiaggio), la ripartizione dei pesi, la massa complessiva, la geometria delle sospensioni e la loro taratura, il tipo di fondo stradale (asfalto, terra, erba, neve, ghiaccio, ecc.) ed il suo stato (asciutto, bagnato, liscio, ruvido, in buono stato, danneggiato, ecc.), il carico aerodinamico, i trasferimenti di carico dovuti alla guida, e molto altro. Un'idea di questa complessità dovrebbe essere trasparsa dal mio articolo "[TECNICA] Un modello per lo studio della dinamica dei pneumatici - parte I" pubblicato su IDAM il 10/11/2001, in cui descrivevo l'approccio ad un possibile modello per spiegare il comportamento dei pneumatici. Alla luce di queste difficoltà, spesso insormontabili analiticamente ma affrontabili con metodi numerici basati sia su teorie dinamiche sia su dati sperimentali ottenuti da prove con veicoli attrezzati opportunamente, cerchiamo di capire quale sia lo scopo di un sistema ABS piú in dettaglio e come si possa tentare di raggiungerlo. Poc'anzi abbiamo visto che il fine consiste nel garantire la miglior frenata (intesa in senso lato) su ogni fondo stradale, che può essere diverso da ruota a ruota e può variare durante la frenata stessa (una ruota su asfalto e una su erba, poi di nuovo tutte su asfalto, poi tutte su erba, e cosí via nel volgere di pochi secondi). Questo complica l'analisi e costringe a non poter usare parametri di attrito fissi (il coefficiente medio di attrito gomma-asfalto). A intuito, i parametri utili istante per istante potrebbero essere: 1) tipo di fondo Ciò perché: a) i punti 1,2 permetterebbero di calcolare il
coefficiente di attrito istantaneo di ogni ruota, contemplando anche la
deformazione del pneumatico (esistono modelli matematici, come visto nel
mio precedente articolo, ma si può ricorrere anche a tabelle
d'interpolazione determinate sperimentalmente) Gli elementi su cui il sistema può intervenire sono: 1) freni delle singole ruote Di solito i punti 2,3,4 non vengono considerati (in particolare il 2), tranne su vetture munite di sistemi di controllo molto sofisticati che integrino all'ABS i controlli di trazione (tipo l'ESP). Grazie ai modelli matematico/empirici studiati e
formulati negli ultimi anni, è possibile calcolare la corretta velocità di
rotazione della ruota per ottenere la massima frenata al variare del
carico e del coefficiente di attrito; sappiamo che tale velocità angolare
è pari a circa l'80% di quella che la ruota avrebbe in condizioni
libere. Analizziamo semplici esempi per comprendere la casistica. Qui non interessa conoscere come le operazioni sono eseguite dal sistema, ma solo quali. Ipotizziamo l'impiego di un sistema in grado di agire solo sui freni delle singole ruote e non su sterzo, sospensioni, motore. 1) veicolo in moto rettilineo, inizia una violenta
frenata a ruote dritte su fondo stradale omogeneo durante la quale non si
scomporrà e non metterà le ruote su fondo diverso. 2) come il caso 1), ma durante la frenata alcune
ruote del veicolo vengono a trovarsi su fondo diverso (es. quelle sinistre
su asfalto mentre quelle destre su erba o ghiaia, caso tipico di frenata
in prossimità del ciglio stradale). 3) il veicolo sta percorrendo una curva, inizia
una violenta frenata a ruote sterzate su fondo stradale omogeneo durante
la quale non si scomporrà e non metterà le ruote su fondo diverso.
Da questi semplici esempi si evince che l'ABS in certi
casi può risultare controproducente, ma soprattutto che possono esistere
diverse logiche con cui affrontare il medesimo caso, ciascuna in grado di
favorire qualcosa a scapito di qualcos'altro. Alcuni progettisti
potrebbero inserire diversi programmi selezionabili dall'esterno con un
commutatore (comportamento sportivo, normale, a prova d'imbecille, ecc.);
oppure decidere di equipaggiare berline con sistemi rivolti alla massima
prudenza, e sportive con impianti la cui soglia d'intervento sia collocata
piú in là e l'azione appaia meno invasiva, lasciando modo al guidatore di
gestire meglio l'inserimento in curva o il sovrasterzo di potenza.
AttuatoriServono per variare la coppia frenante; i sensori servono invece per raccogliere i dati istantanei necessari al sistema. Altri dati utili sono la massa del veicolo, il coefficiente medio di attrito di un tipo di pneumatici e simili; possono essere determinati in laboratorio e inseriti in tabelle che il sistema potrà consultare ed interpolare quando necessario.Gli attuatori variano a seconda della tipologia d'impianto frenante (esistono impianti idraulici montati sulla maggior parte delle auto, pneumatici sui mezzi pesanti, elettromagnetici o elettropneumatici montati sui treni, e altro ancora). SensoriI sensori possono essere encoder per la misura della velocità angolare delle ruote, accelerometri per l'accelerazione longitudinale e trasversale del veicolo, ottici per il rilevamento della velocità e del tipo di fondo stradale, encoder o interruttori per la posizione di sterzo, cambio, pedaliera, e cosí via.Le informazioni in ingresso vengono elaborate dall'elettronica della centralina ABS (in sostanza un computer dedicato), che attuerà diverse azioni a seconda dei casi, operando sugli attuatori per variare la coppia frenante e - nei sistemi piú evoluti - la regolazione delle sospensioni o dell'acceleratore. Alcuni di questi sensori, esistenti e usati in molte
applicazioni industriali, non vengono tuttavia impiegati a causa dei costi
o della delicatezza. I piú notevoli sono forse i sensori ottici che
permetterebbero, se accoppiati a opportuni programmi, di determinare
almeno in prima approssimazione il fondo stradale e la velocità del
veicolo (simili a quelli che equipaggiano alcuni mouse, per
intenderci). La ripartizione fronte/retroOsserviamo che durante l'intervento dell'ABS la presenza eventuale di un ripartitore o correttore di frenata anteriore/posteriore è irrilevante, perché di questo si occupa già il sistema. Tuttavia, ciò non esenta la vettura dall'avere, almeno, un ripartitore (meglio un correttore che tenga conto delle differenze di carico): difatti in condizioni di frenata normale (quando l'ABS non interviene) questo accessorio garantisce la corretta ripartizione antero/posteriore della frenata ed evita che la vettura si squilibri e alteri la traiettoria in curva; questo è importantissimo, perché una vettura squilibrata potrebbe assumere comportamenti pericolosi e trovarsi in situazioni ormai irrecuperabili già alla soglia di azione dell'ABS.
La logica non lineare basata su sistemi differenzialiUn algoritmo molto usato - soprattutto sui mezzi pesanti con impianto frenante pneumatico - deriva dalla logica NPID (Nonlinear Proportional Integral Differential logic), di cui vediamo qui un accenno.Assomma il vantaggio di essere robusta e collaudata a quello di offrire relativa facilità di aggiornamento, per contemplare casi nuovi a cui non si era pensato, oppure per calibrare e migliorare quelli già implementati. Abbiamo detto: la miglior frenata con pneumatici si ottiene quando la ruota raggiunge uno slittamento pari al 20% circa; cerchiamo di quantificare meglio questo dato: si definisce slittamento S (slip) la quantità dove: V è la velocità del veicolo, R il raggio della ruota, Omega la velocità angolare della ruota In condizioni normali si ha Omega * R = V e quindi S = 0:
la ruota copia il terreno senza slittamento significativo (si trascurano
slittamenti e deformazioni del battistrada dovute all'impronta a terra). A
ruota bloccata si ha invece omega = 0 e quindi S = V/V = 1.
Vediamo uno schema applicativo orientato ai veicoli
pesanti, il cui impianto frenante è attuato con aria compressa
(pneumatico): - Alcuni algoritmi della logica degli ABS scelgono l'approccio "bang-bang" per generare il segnale di controllo, che si basa su due o piú capisaldi (valori fissati come riferimento) della decelerazione angolare dOmega/dt e dello slittamento S. Quando il valore letto supera il caposaldo piú vicino, si agisce sul sistema di controllo e si varia cosí la pressione nell'impianto. La logica di questo algoritmo è quindi a "dente di sega" nella curva di attuazione del coefficiente µ (chiamata curva µ-slip) in quanto costringe µ all'interno di un range predeterminato. - Altri sistemi si basano sui metodi matematici agli elementi finiti, assai usati in campo industriale. Si basano sulla misura di segnali presenti solo nei sistemi piú evoluti: oltre alla velocità angolare delle ruote leggono anche l'accelerazione vettoriale del veicolo e la pressione dell'impianto, inoltre adottano logiche diverse a seconda della tipologia d'impiego del veicolo e dello stile di guida. La bontà implementativa di questi due metodi dipende molto dall'abilità dei progettisti e dalla disponibilità di prove di laboratorio; è molto difficile studiare il comportamento del sistema a tavolino: servono prove su strada mirate, condotte da personale esperto e analizzate dagli stessi progettisti. Nel caso specifico di ABS per mezzi pesanti, si tende a formulare la logica di controllo in anello chiuso. - Il metodo oggi piú avanzato è fondato sulla "fuzzy logic" e lo discuteremo piú in dettaglio in seguito. Si basa sull'impiego di tecniche d'intelligenza artificiale e reti neurali. L'idea della NPID
il punto soprascritto indica, al solito, la derivata
rispetto al tempo. Knp,Tni,Tnd sono tre parametri simili a quelli visti per il PID, f() è una funzione non lineare definita come: I parametri Alfa (di seguito A per semplicità grafica) e Delta (D) servono per modellare la funzione; in particolare di solito 0<A<=1, e D è un piccolo numero positivo usato per creare un piccolo dominio lineare nell'intorno dello 0 onde evitare eccessivo guadagno nei dintorni dell'origine, che potrebbe falsare i metodi numerici. L'idea di fondo risiede nell'uso di una combinazione non lineare di e, Integrale(e), de/dt al posto della classica lineare. La funzione f è esponenziale, ed il suo esponente è di solito fissato a 0.5; ciò crea una mappatura non lineare tra x e y. Rispetto ad un metodo lineare questo sistema fornisce guadagno maggiore per valori piccoli di x, e minore per valori grandi. Nelle applicazioni industriali i PID controller ricorrono a numerosi parametri per adattarsi alle varie esigenze, modificando il tempo integrativo e derivativo tramite questi, in funzione dell'ampiezza dell'errore. Questo comporta grande guadagno per piccoli errori e piccolo guadagno per grandi errori. Gli NPID controller, invece, grazie alla f esponenziale, implementano l'idea con maggior sistematicità e semplicità. Il "tuning" di un NPID (cioè la calibrazione dei parametri per adattare il modello alla realtà che si vuole affrontare) si svolge con metodi sperimentali simili a quelli usati con i PID, ma riesce piú facile e rapido. I risultati ottenuti dalle simulazioni mostrano che un controller NPID fornisce migliori prestazioni sui sistemi per ABS e garantisce una migliore "robustezza" algoritmica nei casi che si discostano da quelli preventivati e simulati, in particolare si adatta meglio a condizioni dell'impianto frenante e del fondo stradale non contemplati nelle prove. Vediamo un esempio di simulazione Vediamo le caratteristiche matematiche dei tre controller: PID dove:
Kp4 (4 assi) = -0.03 Anello (loop-shaping) è basato sulla funzione lineare lo stesso controllo può essere applicato sia a 4 assi sia a 5.NPID dove:Ap = Ai = Ad = A = 0.5 Dp = Di = Dd = D = 0.1 Knp = -0.015 Tni = Tnd = 0.5 anche questo controller può essere applicato a 4 o 5 assi. I sei diversi casi riflettono le diverse condizioni dei
fondo stradale, della pressione d'aria nell'impianto frenante, della
dinamica dei cilindri che azionano i freni. Queste sei situazioni possiamo
definirle come: Il tempo di simulazione è di 20 secondi nel caso S2, 15 secondi negli altri; gli step sono di 2.5 ms; il campionamento dei sensori del pistone freni e della ruota avviene ogni 15 ms. Il programma simulatore usato è TruckSim, sviluppato
dalla Mechanical Simulation Corporation per lo studio realistico in campo
industriale della dinamica dei veicoli pesanti, in particolare è
specializzato nella simulazione dei dispostivi frenanti di camion,
autobus, trattori, motrici e rimorchi. Riproduce e gestisce diverse
condizioni, sostituendo all'automezzo un modello matematico che lo emula.
Risolve le equazioni dinamiche del moto e simula il comportamento del
veicolo al variare delle condizioni di frenata e sterzata. I modelli
rappresentativi dei pneumatici (cruciali nella simulazione) e delle
sospensioni sono molto raffinati, basati su sistemi non lineari:
contemplano le geometrie più diffuse per le sospensioni di veicoli pesanti
con assale rigido e sistema sterzante asimmetrico. Analisi dei risultati della simulazione. Nella simulazione, come detto prima, abbiamo imposto t0=0 e t1=20 secondi in S2, 15 secondi negli altri casi. L'errore del second'ordine della velocità di rotazione delle ruote è definito come: dove:
Una simulazione di 15 o 20 secondi è discretizzata su
6000 o 8000 passi (step). Si calcolano due errori alla seconda norma (NM4
e NM5 per 4 e 5 assi), si assume come risultato NM la media dei due.
L'errore medio NM rispecchia la prestazione media del controllo di
velocità di rotazione delle ruote: piú basso è, migliore è stato il
controllo. Spazio d'arresto
Seconda norma dell'errore
Dall'analisi di queste tabelle salta subito all'occhio il
bloccaggio delle ruote negli istanti iniziali del PID controller, a cui
seguono spazi d'arresto maggiori rispetto agli altri controller in tutti i
sei casi. Questo indica scarsa attitudine dei sistemi PID nel controllo
degli ABS, o meglio indica che in base a questi due parametri valutativi
(spazio d'arresto ed errore di velocità angolare) i sistemi PID sono meno
efficienti di quelli ad anello e degli NPID. Grafici riassuntivi In definitiva, la simulazione ha mostrato che i tre sistemi (PID, anello, NPID) garantiscono buon controllo: non sono mai stati osservati bloccaggi completi delle ruote per lunghi intervalli.Il controller PID è semplice e facile da implementare, la sua taratura è intuitiva; può essere adottato su mezzi lenti o economici. Si potrebbe modificare la funzione di controllo per eliminare i bloccaggi nelle prime fasi. Il controller ad anello garantisce ottimo controllo della velocità angolare delle ruote in ogni istante: riesce a mantenerla sempre vicina a quella teorica migliore per la frenata. Perciò sembra adeguato ai sistemi ABS. Tuttavia può essere poco affidabile nei casi in cui la velocità angolare misurata di tutte le ruote sia bassa, perché tale informazione non basta per garantire che il veicolo stia muovendosi lentamente. Anche nei casi di scarsa aderenza o variazione dinamica della frenata manifesta alcuni limiti, senz'altro riducibili con un buon tuning dei parametri e con molte prove sperimentali, ma comunque intrinseci del metodo. Però la fine calibrazione dei sistemi ad anello è sempre ardua e delicata, e questo li pone in cattiva luce per le applicazioni ABS piú complesse. Il controller NPID offre anch'esso ottimo controllo della velocità angolare delle ruote, e riesce a mantenerla sempre vicina a quella ottima. Inoltre offre prestazioni piú prevedibili e sincere anche in casi complessi, come fondi sdrucciolevoli. Tutto ciò, unito ad una facile calibrazione, lo rende ideale per le applicazioni ABS. 1. P. E. Wellstead, N. B. O. L. Pettit Analysis and redesign of an antilock brake system controller IEE Proc. Control Theory Appl., Vol. 144, No. 5, p. 413-426, Sept. 1997 2. F. Jiang, Z. Gao 3. D. P. Madau, et al. 4. J. Eric Bowman, E. H. Law 5. Anon 6. Kempf, D.J., et al. 7. Mechanical Simulation Corporation (MSC) 8. Thomas D. Gillespie 9. F. Jiang 10. J. Han and W. Wang 11. Jingqing Han 12. Zhiqiang Gao, Huang Yi
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